Psicologia Clinica

Responsabile: Rosario Girgenti

Il Servizio di Psicologia Clinica in ISMETT nasce nel 2000, con l’esplicito scopo di fornire attività di valutazione psicodiagnostica, sostegno psicologico-clinico e di psicoterapia  individuale, di coppia, familiare allo scopo di garantire il benessere del paziente oltre che dei suoi familiari.

Nello specifico lo psicologo clinico è a disposizione dei pazienti e dei familiari e assicura che vengano loro fornite informazioni adeguate e comprensibili rispetto al percorso di cura oltre che il sostegno psicologico necessario. Se opportuno e indicato, sulla base della valutazione clinica dello psicologo, è possibile richiedere un percorso psicoterapico che all’occorrenza può coinvolgere anche i familiari del paziente.

L’intervento psicologico nel percorso trapianto 

L’esperienza del trapianto è possibile definirla come un momento di crisi sia sul piano somatico che su quello psichico, che tende ad assumere connotati diversi in relazione alla gravità della malattia di base, al significato dell’intervento chirurgico, all’organo che viene trapiantato, ed al significato fantasmatico di cui è investito.

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Il Servizio di Psicologia Clinica attua il suo intervento in 3 diverse fasi:

  • Pre trapianto: è una fase di preparazione psicologica, che prevede la valutazione dello stato psichico, emotivo e cognitivo dei pazienti, l’analisi delle strategie di difesa, dei fattori di rischio, della compliance terapeutica e delle dinamiche familiari. Questo allo scopo di rilevare risorse o vincoli sui quali potere lavorare.
  • Degenza post operatoria: subito dopo l’intervento, in genere, il paziente viene ricoverato in terapia intensiva. La degenza in tale unità, con i postumi dello shock biologico e dello stress dell’intervento, il dolore, le condizioni di regressione e fragilità psichica, la perdita dei ritmi fisiologici, l’isolamento e la deprivazione sensoriale, rappresenta un periodo di forte sofferenza. Qui l’intervento psicologico mira a supportare il paziente a reagire efficacemente, responsabilizzando sull’importanza della sua collaborazione rispetto al percorso di cura. Con l’uscita dalla terapia intensiva, se l’evoluzione non ha complicazioni gravi, già nel corso dell’ulteriore degenza i pazienti sperimentano un netto miglioramento dello stato psichico: sentimenti di liberazione, di emotività intensa, talora di vera euforia per essere sopravvissuti, fanno percepire l’evento del trapianto come una rinascita. A questa fase spesso fa seguito un periodo di “crisi” per sopraggiunti timori del rigetto, della qualità non-self dell’organo ricevuto e della necessità di dipendere costantemente dall’assunzione farmacologica. In quest’ambito l’intervento psicologico mira ad indurre il paziente ad un processo di adattamento al nuovo status psico-somatico all’interno del proprio ciclo di vita
  • Interventi ambulatoriali post trapianto: Con la dimissione, i pazienti affrontano il ritorno al loro contesto familiare e sociale ed un periodo di adattamento alla vita di “trapiantato”, che generalmente si svolge nell’arco di sei mesi-un anno. L’intervento psicologico, in quest’ambito, mira a favorire la ripresa dell’autonomia del paziente, agevolando le sue capacità di riadattamento all’ambiente esterno (familiare, sociale e lavorativo).. Il supporto psicologico tende  anche a  sostenere la compliance farmaco-terapeutica necessaria affinché il trapianto esiti in un successo terapeutico

La valutazione psicologica in pazienti pediatrici

In questo caso, la valutazione di idoneità va rivolta sia al paziente che ai genitori.

Gli obiettivi della valutazione mirano a:

  • Favorire il consenso dei genitori all’intervento e la partecipazione consapevole del minore, attraverso l’identificazione dei punti critici e delle risorse presenti.
  • Promuovere la collaborazione alle cure (alleanza terapeutica) sia nel pre che nel post trapianto.
  • Pianificare Gli interventi di supporto relativamente alle aree critiche individuate sia nel minore che nei genitori.

La valutazione psicologica per il trapianto d’organo da donatore vivente

Il donatore deve essere ampiamente informato sui rischi ai quali potrebbe andare incontro. Il ruolo dello psicologo mira, dunque, anche a valutare il grado di coscientizzazione raggiunto. Un altro punto importante della valutazione psicologica è quello di svelare eventuali pressioni psico-sociali (coercizione) all’interno della famiglia, che potrebbero essere dannose per il donatore. In caso di donazione da vivente a un paziente in età pediatrica, la valutazione dovrà essere rivolta al donatore, al piccolo paziente e ai suoi genitori secondo le linee guida nazionali.

Si riporta sintetico schema riassuntivo rispetto all’intervento psicologico sul donatore vivente:

Valutazione Psicologica del donatore

  • Valutazione dell’immagine di sé
  • Vissuto relativo alla malattia del congiunto
  • Funzionamento attuale (capacità di gestire in maniera adattiva le situazioni quotidiane)
  • Valutazione delle risorse
  • Capacità di tollerare un eventuale fallimento del trapianto
  • Capacità di affrontare le conseguenze sociali ed economiche connesse al trapianto
  • Consapevolezza dei rischi