Ingerisce una batteria a bottone, salvata grazie ad un intervento innovativo una bambina di tre anni.

La piccola è la prima sopravvissuta ad una fistola aorto-esofagea causata da ingestione di batteria a bottone.

Salvata dopo aver accidentalmente ingerito una batteria a bottone, che ha provocato una fistola aorto-esofagea grazie. La piccola di appena tre anni è stata sottoposta ad un approccio multidisciplinare che ha previsto un intervento mini-invasivo di endoscopia e di cardiologia interventistica. L’intervento all’avanguardia è stato eseguito presso l’IRCCS ISMETT ed è stato appena pubblicato su Journal of Medical Case Reports (rivista del prestigioso network di Nature).

La piccola paziente era arrivata al Pronto Soccorso dell’Ospedale dei Bambini di Palermo lamentando fortissimi dolori addominali. La radiografia mostrava la presenza di una batteria a bottone al litio nel fondo dello stomaco. Nelle ore successive insorgeva vomito emorragico e grave shock ipovolemico che non riusciva ad essere controllato neanche dopo intervento chirurgico. I chirurghi pediatrici decidevano  il trasferimento della piccola presso l’IRCCS ISMETT.

La pila aveva causato la rottura dell’aorta toracica e la creazione di una fistola aorto-esofagea innescando  una emorragia massiva. Considerate le condizioni estremamente critiche  si è  deciso di tentare un approccio innovativo:  un team multidisciplinare formato da endoscopisti, cardiologi interventisti, anestesisti, radiologi, chirurghi pediatrici, chirurghi toracici e pediatri si è riunito in pochissimo tempo.  In condizioni di estrema emergenza, mentre venivano mantenute le funzioni vitali, si è proceduto a bloccare temporaneamente l’emorragia endoscopicamente gonfiando un pallone da dilatazione  in esofago.  Questo ha consentito al team di cardiologia interventistica di posizionare sotto guida radioscopica e con accesso percutaneo una protesi ricoperta che è stata rilasciata all’interno dell’aorta in corrispondenza della rottura bloccando così stabilmente l’emorragia. Le condizioni della piccola sono immediatamente migliorate e dopo alcuni giorni passati in terapia intensiva, ha potuto gradualmente riprendere l’alimentazione. La bimba attualmente sta bene va a scuola e conduce una vita assolutamente normale.

Il centro anti-veleni americano “NCPC” ad oggi ha denunciato 239 casi di complicanze gravissime da ingestione di batterie, 59 bimbi invece risultano deceduti. A causa dell’aumento della disponibilità dei dispositivi elettronici nelle nostre case (questo tipo di pile viene utilizzato in una vasta gamma di dispositivi elettronici, soprattutto giocattoli, orologi, videogiochi, telecomandi) il numero di incidenti è in forte crescita e ha portato il Ministero della Salute Italiano e gli specialisti del settore a lanciare numerosi allarmi sulla pericolosità di questo tipo di batterie. Le batterie a bottone sono, infatti, le più pericolose per il loro ridotto volume e per la loro diffusione.

L’ingestione di batterie a bottone è quasi sempre letale per i bambini. Si tratta, infatti, di pile dalla carica elettrica molto forte che se si fermano nell’esofago si attivano, corrodendo le pareti dell’esofago come se fossero una sostanza caustica. L’evento avverso più grave è una fistola aorto-esofagea. La bambina curata con tecnica mini-invasiva presso ISMETT è la prima sopravvissuta ad una fistola aorto-esofagea associata ad ingestione di batteria a bottone. Solo in un altro caso è il bambino è sopravvissuto ma solo dopo numerosi e ripetuti interventi chirurgici demolitivi.

“La prevenzione – sottolinea il dr Antonino Granata, endoscopista di ISMETT – deve essere l’obiettivo primario teso a fronteggiare quest’emergenza sociale, le ditte produttrici sia delle batterie sia dei dispositivi elettronici devono evidenziare il rischio d’ingestione nelle confezioni. Particolare attenzione deve essere posta nell’acquisto esclusivo di dispositivi elettronici che mostrano il marchio CE ed hanno quindi dei meccanismi di sicurezza per prevenirne l’apertura da parte dei bambini”.

“L’intervento eseguito presso ISMETT – spiega Mario Traina, responsabile dell’Unità di Endoscopia – è l’esempio concreto dell’importanza di un team multidisciplinare. Siamo riusciti a salvare la nostra piccola paziente solo grazie all’utilizzo delle conoscenze e delle tecnologie più avanzate ma soprattutto grazie ad un vero e proprio lavoro di squadra che ha visto coinvolte varie figura professionali: cardiologi interventisti, pediatri, chirurghi ed endoscopisti. Mi preme sottolineare il lavoro del team di Cardiologia interventistica guidato dalla d.ssa Caterina Gandolfo ed anche quello svolto da tutti i professionisti dell’Ospedale dei Bambini di Palermo che hanno agito in condizioni difficili, dimostrando un grande spirito di collaborazione”.