Rene, il trapianto prima della dialisi.

Pubblicato il: 09 Marzo 2022

Esiste un trapianto “preventivo” del rene, anche se non tutti lo sanno. E’ quello che si fa prima che il paziente entri in dialisi e all’ISMETT più del 50% dei trapianti di rene da vivente è di questo tipo: il cosiddetto “trapianto pre-emptive”. Oggi, giornata mondiale del rene, parliamo di questo e più in generale della prevenzione renale con Barbara Buscemi, nefrologa e responsabile medico del programma di trapianto di rene da donatore vivente di ISMETT.

Il tema della giornata di quest’anno è “colmare il divario di conoscenze per una migliore cura dei reni”. Il presupposto è che delle malattie renali si sa poco e si parla poco. E’ così?

Sì, è così. Il problema cruciale è che i reni malati sono organi silenziosi: questo vuol dire che se non si fanno esami specifici, non ci si accorge di avere un’insufficienza renale. Ancora oggi, anche nei paesi ricchi del mondo, capita di trovare pazienti che arrivano al pronto soccorso per altri motivi, ad esempio un incidente stradale, e lì scoprono per caso di avere una malattia di questo organo.

Cosa si fa per la prevenzione delle insufficienze renali?

Capisaldi della diagnosi precoce sono la misurazione della pressione arteriosa e l’esame delle urine, due esami di base proposti infatti nelle giornate dedicate alla prevenzione renale. Dal momento che le cause più comuni di insufficienza renale sono ipertensione, diabete e sindrome metabolica, negli ultimi anni la valutazione del rischio viene fatta anche da diabetologi e cardiologi. Però bisogna ricordare che circolano falsi miti sulla nefrologia, ad esempio si sente ancora dire da alcuni medici che se una persona ha creatininemia o azotemia alta, basta che beva un po’ di più. Purtroppo queste false convinzioni fanno sì che negli ambulatori di nefrologia i pazienti arrivino spesso in ritardo, mentre dovrebbero essere visitati in fase precoce per evitare la terminalità d’organo e, laddove c’è già un danno avanzato, per arrivare al trapianto il prima possibile.

Dott.ssa Barbara Buscemi di IRCCS ISMETT

Quando si accede al trapianto preventivo?

Per i reni il trapianto non è l’unica terapia, come accade per altri organi, e non è salvavita perché esiste la dialisi. Tuttavia la dialisi purtroppo si associa ad una aumentata mortalità: crea alterazioni cardiovascolari e danneggia l’apparato osteo-muscolare, oltre ad avere un impatto importante sulla qualità della vita del paziente. Inoltre, ormai è accertato che più tempo si sta in dialisi, più aumenta la probabilità di una peggiore riuscita del successivo trapianto e maggiore è la mortalità post-trapianto. La migliore terapia sostitutiva per l’insufficienza renale è dunque il cosiddetto “trapianto pre-emptive”, ovvero realizzato prima che il paziente vada in dialisi, possibilmente da vivente per la migliore qualità dell’organo donato e la migliore sopravvivenza a lungo termine. Anche qui la prevenzione è cruciale: il nefrologo, quando l’insufficienza renale non è ancora troppo avanzata – ad esempio quando il filtrato è 30 – dovrebbe inviare il paziente all’ambulatorio di pre-dialisi dove gli vengono prospettate le varie possibilità, compreso il trapianto pre-emptive.

Che cosa trova in ISMETT un paziente con una insufficienza renale?

La tradizione del trapianto da vivente è lunga nel nostro istituto, e questo vale anche per il trapianto di rene, sia adulto che pediatrico. Un paziente che arriva con una insufficienza d’organo, viene inserito in un canale preferenziale, viene visitato in tempi brevi e gli vengono proposti tutti i programmi possibili: dal trapianto diretto da donatore vivente, nel caso ci sia un familiare immunologicamente compatibile, al trapianto cross over, che si pratica quando il diretto non è possibile e quindi si entra in un circuito per trovare una coppia di scambio, a quello da deceduto che però nel caso del pre-emptive è più complicato per un problema di carenza di organi.  L’ISMETT è inserito in una rete siciliana, ma anche in una rete che comprende le regioni italiane e molti paesi europei dove esistono punti di riferimento per i trapianti. Grazie a queste reti possiamo creare un sistema virtuoso in cui si possa intervenire prima che il paziente stia male.